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martedì 29 ottobre 2013

Come naviganti dispersi

E ogni tanto ci si ritrova come naviganti dispersi in qualche isola deserta perfusa di sussurri..sì, sussurri ondosi portati da un vento più che mai familiare nella sua inafferrabilità. 
Qui si costruiscono innumerevoli castelli di sabbia  in cui si annidano i dubbi, i timori, le perplessità, i ma" e "forse" ed i nostri sogni..Si prova a difenderli o a nasconderli a seconda dei casi, ma sono tutti lì, pronti ad essere liberati nel bene e nel male proprio come i naviganti in attesa di scorgere una pallida vela o la reboante sagoma di un volatile.
Si indaga si scruta, si spera...ecco una bottiglia! Non è vuota,contiene qualcosa...sembra un foglio..c'è scritto qualcosa...
Leggi navigante, leggi...la risposta a tutti i tuoi perché..
Si dissolvono le orme sulla sabbia...
Non sono più inafferrabili gli abbracci familiari, non più sussurri le parole, non più sbarrata la libertà.
Quale messaggio conteneva la bottiglia..? Solo il navigante lo sa..

giovedì 24 ottobre 2013

"Così è (se vi pare)"

A volte ci si lascia sottomettere dai "più forti" o quelli che reputiamo come tali.
A volte ci lasciamo trasportare dal giudizio altrui perché insicuri di noi stessi al punto tale da perdere la nostra personale identità (quella che ci contraddistingue l' un l' altro..per intenderci) e assumere così decine di ruoli diversi, vestire mille costumi insoliti, coprirci con svariate maschere.
Maschere da cui trapela un' insolita ironia. Ma il punto è: cosa si cela dietro di esse?
Beh di certo non importa ai "grandi giocolieri" che si divertono nel giocare con le emozioni e le debolezze altrui e nel momento in cui sei con le spalle al muro ecco che ti arriva la coltellata.
Ma cosa strana è che a loro volta questi "grandi giocolieri", così voglio chiamarli, si nascondono dietro una loro maschera personale di persona dotta, di amico, di parente ecc..
Eh, ormai non ci si può più sorprende di nulla nel 2012...o almeno sarebbe bello crederlo!

*Titolo del post tratto da un'opera teatrale di Pirandello.

mercoledì 16 ottobre 2013

Ogni tanto scrivo poesie 12

                                                       Barlume familiare                       

Sconfitto dalle mie paure mi volgo addietro
ed ecco di ricordi un fragile vetro.
Vedo il prima, ma non il poi
eppure siete ancora qui, tutti voi!
Mari di carte mi cingono attorno
così che veda solo la notte e mai il giorno.
Ma tra subdole stelle un riso lontano:
mi allungo, lo afferro, lo stringo in mano.
Spariti gli inganni, dissolti i timori, 
ecco la luce, ecco i colori.
Non sono più solo oramai,
ma circondato di amici e i migliori che mai!                    

Ogni tanto scrivo poesie 11

La promessa di un saluto
 Quel silenzio un tempo baccano,
questa vuota carezza una volta stretta di mano,
un treno che parte senza ritorno
al calar del sole dell'ultimo giorno:
non un addio, solo un saluto.
Ora tu parti, ma non ti ho perduto.
Immagini vive di fronte ai miei occhi,
insegnamenti importanti adorni di fiocchi.
Una duplice stretta da uomini veri
per guardare al domani e non scordar l'ieri.
Una fune ci unisce per sempre e lo sai!
il nostro non sarà un addio né ora né mai..
     (Ciò che si scrive non deve necessariamente riguardare noi stessi, difatti questa...)




sabato 12 ottobre 2013

I SOGNI DI GIACOMINO

                                                                  
                                                                      1
Questa è la storia di Giacomo, per gli amici Giacomino, un ragazzino come tanti, ma con una storia tutta sua da raccontare.
Aveva solo 3 anni ma adorava perdersi nei suoi sogni.
Il periodo che amava di più era il Natale. L' 8 dicembre, con gran puntualità, andava a prendere lo scatolone contenente palline colorate, strisce, lucine e migliaia di altre bellissime decorazioni. Tutto doveva essere perfetto! Che magica atmosfera si respirava nella casa di Giacomino. Immersi tra festosi addobbi lui e la sua famiglia, composta oltre che dai genitori anche da un burbero ma buffo fratello maggiore, si abbandonavano nel canto di tradizionali, ma pur sempre bellissime, canzoncine  natalizie. E così a suon di jingle bells proseguivano tutti i giorni che andavano dall' 8 dicembre fino alla sera della vigilia. Alle 21:00 del 24, però, con gran puntualità si coricavano tutti a letto. Sì perché altrimenti il simpatico omone barbuto vestito di rosso non avrebbe portato alcun dono .
Giacomino, nel suo bel lettuccio, in fremente attesa della mattina successiva si domandava: "Sarò stato abbastanza buono quest'anno? Gli piacerà la mia letterina? ...E i miei disegnini? Chissà come fa a raggiungere tutte le case del mondo in una sola notte senza farsi notare...". E immerso nei
suoi pensieri alla fine si abbandonava in dolci sogni, di quelli che solo un bambino sa fare.

La mattina, in silenzio, prima ancora che la mamma e il papà si svegliassero andava con il fratello maggiore a controllare se aveva ricevuto i regali che desiderava, ed eccoli lì! Ah che gioia provava! E allora con impazienza tornava a letto attendendo il risveglio dei genitori.
Una volta in piedi scartavano i regali tutti assieme e cantavano tutto un repertorio di canzoni natalizie. Poi, subito dopo la messa di Natale, andavano  a salutare prima i nonni paterni e poi quelli materni. Da questi ultimi si consumava il pasto di Natale. Eh i nonni...non ti fanno mai mancare niente. E difatti la tavola era bandita di mille prelibatezze, un pasto da re come si suol dire. Antipasti, primi, secondi e il panettone e poi i doni, tutti adagiati attorno a un immenso presepe ed uno splendido alberello, il nonno di Giacomino che cantava, un po' brillo, "Tu scendi dalle stelle" e infine, per ultimo, ma più importante di qualsiasi altra cosa, tutta la famiglia riunita assieme per festeggiare. Giacomino era al settimo cielo. E così, tra mille risate, si consumava la giornata. Giacomino poteva andare a letto compiaciuto e col sorriso stampato sul viso abbandonarsi al dolce "cullare di Morfeo".
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Era tutto perfetto finché le vacanze non finivano. Giacomino si sentiva troppo grande rispetto agli 

altri. Certo, amava qualsiasi gioco da bambino come macchinine, puzzle e robe varie, ma gli 
sembrava sempre troppo poco. Doveva spiccare sugli altri, doveva dimostrare di essere diverso. Ecco allora che combinava un guaio su l'altro. Una volta si nascose nello sgabuzzino e ci vollero delle ore prima di trovarlo. Si divertiva il monello a guardare gli adulti che impazzivano nel tentativo di cercarlo. Dopo 7 ore venne trovato e allora...beh ebbe ben poco da ridere..
Il sabato all' asilo invece era sempre triste poiché i suoi amichetti non c' erano e non poteva mostrare a nessuno le sue "furbate". Non vedeva l'ora di tornare a casa dove lo accoglieva un bel piattone di spaghetti al ragù e mille altre prelibatezze. Non aveva molti soldi la famiglia di Giacomino, ma i suoi genitori cercavano di non far mancare mai niente a lui e suo fratello maggiore. Era tutto troppo bello. Serate al Luna Park, al molo, dai nonni. Un sogno! Ma i sogni si sa non durano in eterno e da lì a poco quella che a prima vista sembrava una notizia bellissima si rivelò ben presto una grande sciagura...Nulla sarebbe stato più come prima.
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Era un giorno come tanti altri, ma si respirava una certa tensione nell' aria. Giacomino la percepiva molto distintamente, ma non capiva di cosa poteva trattarsi. Sua mamma sembrava impaurita. Dopo un po' di titubanza ella si avvicinò al marito e gli rivelò la grande notizia: aspettava un altro bambino. Il terzo! Suo padre era scuro in volto, non la prese molto bene. Uscì quella sera e tornò molto tardi.

Giacomino era felice di avere un nuovo fratellino e non capiva come mai non lo fosse pure suo papà.
Quest' ultimo appena tornò a casa si rivelò subito diverso agli occhi del piccolo Giacomo sembrava quasi che danzasse con goffaggine, parlava in modo strano, una lingua incomprensibile non tanto perché le parole venivano sbiascicate quanto per la macanza di parole dolci..insomma che fine aveva fatto suo padre? Non poteva essere quell' orco goffo e spaventoso che si trovava d' innanzi.


Quest' uomo, chiunque fosse, si sedette a tavola e con uno scatto improvviso afferrò il piatto pieno di spaghetti alla marinara bollenti e lo lanciò verso la moglie mancandola per un pelo. Quest' ultima, con il volto rigato dalle lacrime, iniziò a chiedergli spiegazioni, ma l' uomo iniziò a sbraitare. Sembrava una bestia indomabile e la sua furia era instancabile. Giacomino e il fratello lo guardavano attoniti e impauriti e si domandavano: "Chi sarà mai quel mostro?!".

La madre li mandò a letto presto per evitare che quell'uomo se la potesse prendere anche con loro. Beh, ma i due non riuscivano a dormire con quel temporale, i tuoni rombavano nelle loro orecchie. Non potevano lasciare la madre in pasto all'orco! Così andarono in loro aiuto e le evitarono appena altre botte. Era quasi impossibile calmare quella bestia selvaggia, ma alla fine ci riuscirono. Quest' ultimo andò a prendere varie scatolette da cui estrasse decine di caramelline bianche. La sua fame sembrava inesauribile ma alla fine il sonno ebbe la meglio sulla famelica belva che cadde in un sonno profondo. Era la quiete dopo la tempesta. Ci vollero ore prima che i tre riuscirono a riprendersi e smettere di tremare e versare lacrime.
Il giorno dopo il mostro non c'era più, al suo posto era tornato il padre del piccolo Giacomo, stranamente disorientato.
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Una sera d'estate il padre chiese a Giacomino se  voleva andare a fare una passeggiata lungo il molo con lui (il fratello di quest'ultimo intanto era andato dai nonni materni). Il piccolo Giacomo era, per sua sfortuna, troppo sveglio per la sua età e intuì subito cosa sarebbe successo, ma accettò ugualmente per vedere come avveniva la trasformazione del papà. Per un attimo sperò davvero di andare al molo. Chiuse  gli occhi per sentire su di sé la dolce brezza estiva. Ecco il mare, lo sentiva, era lì, a pochi passi. Il delicato ondeggiare delle barche sul mare in cui era riflesso il cielo notturno con tutte le stelle e la luna che splendevano come non mai. Ormai era già diventato un tutt'uno con quel luogo."Eccoci! Siamo arrivati" disse il padre. Giacomino riaprì rapidamente gli occhi, ma davanti a se non vide che decine di bottiglie.

 La gente ondeggiava un po' come quelle barche che sperava di vedere, ma non era la stessa cosa. Il candido volto della luna era stato ridotto a un cupo lumino attorno al quale della strana gente rideva senza motivo e sbraitava. Erano tutti rossi in viso.
"Dove sono finito?" si domandava il povero Giacomino. Il piccolo pensò tra sé e sé :"Non voglio far parte di questo branco di mostri!". Ecco che la trasformazione del padre stava avvenendo. Tra patatine e pizzette si scolava una bottiglia dopo l'altra. L'aria si faceva sempre più pesante, si mischiavano tanti odori diversi. Giacomo non poteva più restare lì, si sentiva soffocare, tratteneva a stento le lacrime. Ma non poteva piangere, doveva mostrarsi forte a differenza di quella gente. Penso ancora il piccolo: "E così questi sono gli adulti? Questa è la gente che ci dovrebbe insegnare? E' così che ci danno l'esempio. Beh, io non ci stò!". Dopo un paio d'ore uscirono da quel postaccio. Il padre non riusciva a reggersi in piedi così alcuni suoi "amici" di bevuta lo accompagnarono. Giacomo si vergognava, aveva perso suo padre per sempre. Non avrebbe mai più potuto parlarne a testa alta con gli amichetti. Da lì innanzi sarebbero finiti  baci e abbracci spontanei, le gare di corsa e ciò che il piccolo adorava più di ogni altra cosa: l'essere portato in groppa al papà. Già, egli adorava stare sulle sue spalle e guardare il mondo dall'alto, gli sembrava di poter toccare il cielo con un dito, si sentiva invincibile. E invece ora se avesse potuto si sarebbe sotterrato volentieri, imbarazzato di quello che un tempo era stato il suo eroe.
Tornati a casa la madre di Giacomo iniziò a litigare con il padre. Giacomo aveva paura, non poteva contare neanche sull'aiuto del fratello visto che era dai nonni. Così stava lì, pronto a intervenire. Le urla, i piatti che si rompevano, tutto rimbombava nelle sue orecchie. I due smisero di farsi guerra solo quando il padre andò a prendersi quelle famose caramelle. Quest' episodio continuò a ripetersi per mesi finché giunse il giorno della nascita del fratellino di Giacomo. A quest'ultimo (inizialmente) non piacque molto, quel topastro grinzoso che non smetteva di piangere e dimenarsi, però era ugualmente al settimo cielo. Aveva "perso" un padre, ma acquistato un fratellino.
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Passavano i giorni e il rapporto tra Giacomino e il nuovo arrivato si rafforzava ogni giorno di più e con esso la paura di perderlo. Doveva sempre stargli dietro col timore che gli potesse succedere qualcosa, un pensiero alimentato da continui incubi. A parte questo però si sentiva di nuovo felice. Certo continuavano le urla notturne e le ogni tanto qualche goccia sgorgava dagli occhi del povero Giacomino, ma le risa del fratellino lo mettevano sempre di buon umore e riuscivano a fargli dimenticare presto i brutti pensieri.

Certo tre maschietti da guardare è un bel da farsi, e lo sanno bene non solo la madre, ma anche i nonni. Ovviamente le strilla del nuovo "angioletto" non erano niente rispetto ai guai che giacomino e il fratello maggiore combinavano. Certo, loro si divertivano un mondo, ma per tutti gli altri erano 20 anni in meno di vita!
Una volta al mare Giacomino si intrufolò in un tubo e la nonna, che era di corporatura piuttosto..robusta, non riusciva ovviamente a fare lo stresso per acchiapparlo. Delle ora lì dentro a ridere mentre la nonna si esasperava. E poi? Ah! Aprire le portiere della macchina del nonno mentre questi guidava, oppure fuggire nel parco o all'asilo per ricomparire ore e ore dopo. Quel Giacomino! Che bel tipetto che era..
 Di certo non si può dire che fosse un tipo calmo e mansueto!!
Ecco che venne di nuovo Natale. Questa volta però la famiglia si era allargata. Quel giorno, almeno, la calma tornò e con essa tanta felicità. Ritornavano i canti (e Giacomino adorava cantare!), le speranze, le sorprese, i sorrisi, il tutto decisamente gradito anche se non impacchettato.
Questo probabilmente sarà veramente l'ultimo bel Natale con la 'N' maiuscola) di Giacomino, ma non importa, era tutto troppo perfetto per pensare a cosa sarebbe accaduto in seguito.
Passò qualche mese e finalmente anche per Giacomino iniziò la scuola.
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Ah! LA SCUOLA!! Giacomino aveva invidiato il fratello che già frequentava le elementari. Ora si sentiva tutto eccitato, avrebbe fatto tante nuove amicizie e imparato tante cose nuove.
Eccome se trovò cose nuove. Tra questa l'amore! Beh, amore è un parolone se si parla di bambini. Diciamo una simpatica storiella.
Ovviamente Giacomino non passava mai inosservato e diventò ben presto una specie di mascotte della classe. Sempre così vivace, esuberante e, soprattutto (!), buffo.
Una volta era assieme alla sua fidanzatina, voleva mostrarle di riuscire a spezzare una penna in due con la sua "immane" forza. (Il punto di vista dei bambini, gran bella cosa). Ovviamente ci riuscì, ma la sua faccia sembrava quella di un puffo. Tutto blu! Ovviamente la bimba, che era rimasta affascinata dalla sua forza, si dovette ricredere quando vide le conseguenze di tal malsano gesto. (E' Giacomino.. Giacomino..che danno che sei!).
Presto, però, una nuova bufera si abbatte sul bimbo offuscando quel chiarore a cui tanto si era affezionato. Suo padre ricadde nel suo peggior vizio e ora che si era anche aggiunto un nuovo componente alla famiglia tutto diventò più difficile. 
Ovviamente Giacomino cercava di rasserenare il fratellino e di fargli credere che era era tutta finzione e bisognava riderci su. Non era facile per lui trattenere le lacrime e fingere che tutto andasse bene, ma doveva farlo per il piccolo. Almeno lui doveva salvarsi da quell'incubo.

La scuola diventò ben presto una parentesi da tutto il resto. Certo, non era un grande studioso, ma se qualche presuntuoso iniziava a pavoneggiarsi della sua intelligenza si armava di libro e testardaggine e gli dava una bella lezione con grande piacere.
Ogni ultimo rintocco di campana la magia svaniva e Giacomino doveva tornare alla realtà. Quella cupa delle urla strozzate, degli sguardi inondati, dei respiri mai calmati.
Non era facile andare a scuola come se nulla fosse, ma ce la poteva, anzi, doveva fare! E così con la maschera della serenità sul viso era pronto a portare nuovamente allegria nella sua amata classe.
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Tutta questa situazione si poteva nascondere all'esterno, ma certamente non all'interno di quelle quattro mura.
Pranzo e cena con quel tale barcollante era insostenibile. Così Giacomino perse pian piano il piacere del cibo. Inizialmente creava una muraglia di bottiglie per evitare di guardarlo, ma poi decise addirittura che in quelle ore che le altre famiglie dedicano allo stare tutti assieme se ne sarebbe andato in salotto, davanti al televisore col volume abbastanza alto da non sentire ciò che avveniva nella cucina.
A questo poi si aggiunse una battuta della bimba che al piccolo Giacomo piaceva tanto: "Sei paffutello". Ovviamente lui la prese come un'offesa e iniziò pian piano a mangiare di meno, sempre di meno, tuttavia non rinunciava ancora del tutto ai dolci.
Infatti il giorno della sua comunione una bella fettona di torta la trangugiò con gran piacere! 
Eh..il giorno della comunione..Impresso indelebilmente nella mente del piccolo.
Quel giorno a scuola c'era la recita di fine anno. Giacomo era in trepidazione, sapeva che i suoi genitori quel giorno sarebbero venuti entrambi. Un grande evento insomma dato che alle ultime aveva presenziato solo la madre. 
La recita riguardava Fantasia 2000 e Giacomo faceva una delle numerose scope controllate da Topolino in versione apprendista stregone, con tanto di danza ovviamente. Beh, non un gran ruolo forse, ma lui ce la voleva mettere tutta comunque e dare il meglio di sé. Ecco! Il sipario si apre! Si entra in scena! 



Sulle note de "L'apprenti sorcier" di Dukas inizia la danza prodigiosa. Applausi e note si susseguono l'un l'altro generando quasi un concerto di suoni. Giacomino pensa "tra questo battito di mani ci sarà sicuramente anche quello di mia mamma e di mio padre, ma non ho tempo di cercare i loro sguardi. Devo solo cercare di dare il massimo". Un trionfo!
A recita finita ognuno va ad abbracciare i suoi genitori e così fa anche il piccolo. Strano però, non li trova da nessuna parte. La gente pian piano se ne va, ma di loro neanche l'ombra. Il bimbo trattiene a stento le lacrime e torna in classe. 
Dopo qualche minuto la madre, con respiro affannoso, entra in classe chiedendo se poteva portarmi via per la comunione. Una volta usciti le chiese spiegazioni. Lei disse che era andata dalla parrucchiera e aveva impiegato più del dovuto, ma aveva detto a mio padre di venire almeno lui. A quanto pare, però, aveva preferito starsene a casa, a dormire. Suo papà pensava di rimediare presentandosi in chiesa come se nulla fosse. Giacomino era ovviamente avvilito, ma quello era un giorno comunque speciale e non voleva rovinarselo. In fondo era attorniato da tutti i nonni, uno zio, e la sua famiglia al completo. Una cosa alquanto rara. Alla fine fu una giornata comunque speciale e felice e nonostante una mattinata deludente il resto fu davvero stupendo.
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Giacomino, Giacomino....che bambino esuberante! Forse fin troppo. 
Con i nonni materni era un angioletto, ma con quelli paterni era una vera peste!
Una volta si infilò addirittura in un tubo e ci volle del tempo a convincerlo ad uscire da lì. Per non parlare di quando si nascose per ore ed ore nel parco ridendosela alla grande alle spalle di tutti coloro che si erano messo a cercarlo sotto la pioggia.
E ancora, più volte, si divertiva ad aprire la portiera della macchina dei nonni paterni mentre questa era in moto. Quante cinghiate si prese per questo suo malsano gesto. Tuttavia  continuò per molto tempo a ripetersi finché non comprese la gravità del suo gesto e il rischio che ne conseguiva. Le auto non sono come autoscontri e se ci si scontra non ci si mette a ridere.
Quando iniziò a capirlo? Beh, quando suo padre cominciò a compiere, sempre a causa di quel suo viziaccio, un incidente dopo l'altro.
Tutte le volte che suo padre usciva con le chiavi dell'auto, ogni qual volta il telefono iniziava a squillare,  restavano tutti col fiato sospeso e il cuore iniziava a tamburellare a più non posso. Quante corse in ospedale..quanti ansimi..
Ogni volta Giacomino pensava "Ecco! Ora avrà imparato la lezione..smetterà!!". Macché, niente da fare, ogni volta era un nuovo inizio..
Alla fine però smise di bere. Come? Beh, fu colpito da uno di quei mali improvvisi che solo con fortuna si superano senza conseguenza e a quanto pare lui ne ebbe molta, ma la paura fu ugualmente tantissima. Lui era lì, sul letto, immobile. Non dava segni di vita. Se lo saranno preso gli angeli pensava Giacomino trattenendo a stento le lacrime per non agitare ulteriormente la madre. Poi, insieme alla madre ed al fratello iniziarono a chiamare il padre. "Papà! Papà! Dai svegliati...Papà!" Niente..restava immobile senza respirare. Ad un certo punto alle loro urla disperate si sommò il roboante suono di una sirena. L'ambulanza era arrivata. L'ennesima ambulanza, ma questa volta sembrava l'ultima..Iniziarono a fare strane mosse, a colpirli ripetutamente il petto. Gli misero poi una maschera sulla bocca e lo portarono via con rapidità in ambulanza. Man mano che il suono della sirena diventava sempre più fioco, un gelido e cupo silenzio di agitazione pervase la casa di Giacomino. Non restava che aspettare e pregare..Passarono minuti, poi ore. Suona il telefono..La madre rispose. Un tenue sorriso si dipinse sul suo volto. Anche questa volta si era salvato. Era stato colpito da un ictus dovuto a un mix di sonniferi e alcolici si seppe dopo un po' di tempo. Da quella volta suo padre non toccò più nessun alcolico. Finalmente si poteva sperare in un ritorno alla normalità dopo anni..Già..si poteva sperare, ma così non sarà..Purtroppo gli effetti di questa sua vita sregolata non mancheranno e Giacomino non tarderà ad accorgersene. 
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CONTINUA...

martedì 8 ottobre 2013

Disegno/ Ritratto 7 (cos'è la vita senza un tocco di colore in più ;) )

Disegni eseguiti con pastelli


Aggiunta del pesce al disegno..da cui è scaturita la mancanza di un braccio.. :P (Il pesce ha il suo perché e non potevo non aggiungerlo, malgrado le evidenti conseguenze):