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martedì 29 ottobre 2013

Come naviganti dispersi

E ogni tanto ci si ritrova come naviganti dispersi in qualche isola deserta perfusa di sussurri..sì, sussurri ondosi portati da un vento più che mai familiare nella sua inafferrabilità. 
Qui si costruiscono innumerevoli castelli di sabbia  in cui si annidano i dubbi, i timori, le perplessità, i ma" e "forse" ed i nostri sogni..Si prova a difenderli o a nasconderli a seconda dei casi, ma sono tutti lì, pronti ad essere liberati nel bene e nel male proprio come i naviganti in attesa di scorgere una pallida vela o la reboante sagoma di un volatile.
Si indaga si scruta, si spera...ecco una bottiglia! Non è vuota,contiene qualcosa...sembra un foglio..c'è scritto qualcosa...
Leggi navigante, leggi...la risposta a tutti i tuoi perché..
Si dissolvono le orme sulla sabbia...
Non sono più inafferrabili gli abbracci familiari, non più sussurri le parole, non più sbarrata la libertà.
Quale messaggio conteneva la bottiglia..? Solo il navigante lo sa..

giovedì 24 ottobre 2013

"Così è (se vi pare)"

A volte ci si lascia sottomettere dai "più forti" o quelli che reputiamo come tali.
A volte ci lasciamo trasportare dal giudizio altrui perché insicuri di noi stessi al punto tale da perdere la nostra personale identità (quella che ci contraddistingue l' un l' altro..per intenderci) e assumere così decine di ruoli diversi, vestire mille costumi insoliti, coprirci con svariate maschere.
Maschere da cui trapela un' insolita ironia. Ma il punto è: cosa si cela dietro di esse?
Beh di certo non importa ai "grandi giocolieri" che si divertono nel giocare con le emozioni e le debolezze altrui e nel momento in cui sei con le spalle al muro ecco che ti arriva la coltellata.
Ma cosa strana è che a loro volta questi "grandi giocolieri", così voglio chiamarli, si nascondono dietro una loro maschera personale di persona dotta, di amico, di parente ecc..
Eh, ormai non ci si può più sorprende di nulla nel 2012...o almeno sarebbe bello crederlo!

*Titolo del post tratto da un'opera teatrale di Pirandello.

mercoledì 16 ottobre 2013

Ogni tanto scrivo poesie 12

                                                       Barlume familiare                       

Sconfitto dalle mie paure mi volgo addietro
ed ecco di ricordi un fragile vetro.
Vedo il prima, ma non il poi
eppure siete ancora qui, tutti voi!
Mari di carte mi cingono attorno
così che veda solo la notte e mai il giorno.
Ma tra subdole stelle un riso lontano:
mi allungo, lo afferro, lo stringo in mano.
Spariti gli inganni, dissolti i timori, 
ecco la luce, ecco i colori.
Non sono più solo oramai,
ma circondato di amici e i migliori che mai!                    

Ogni tanto scrivo poesie 11

La promessa di un saluto
 Quel silenzio un tempo baccano,
questa vuota carezza una volta stretta di mano,
un treno che parte senza ritorno
al calar del sole dell'ultimo giorno:
non un addio, solo un saluto.
Ora tu parti, ma non ti ho perduto.
Immagini vive di fronte ai miei occhi,
insegnamenti importanti adorni di fiocchi.
Una duplice stretta da uomini veri
per guardare al domani e non scordar l'ieri.
Una fune ci unisce per sempre e lo sai!
il nostro non sarà un addio né ora né mai..
     (Ciò che si scrive non deve necessariamente riguardare noi stessi, difatti questa...)




sabato 12 ottobre 2013

I SOGNI DI GIACOMINO

                                                                  
                                                                      1
Questa è la storia di Giacomo, per gli amici Giacomino, un ragazzino come tanti, ma con una storia tutta sua da raccontare.
Aveva solo 3 anni ma adorava perdersi nei suoi sogni.
Il periodo che amava di più era il Natale. L' 8 dicembre, con gran puntualità, andava a prendere lo scatolone contenente palline colorate, strisce, lucine e migliaia di altre bellissime decorazioni. Tutto doveva essere perfetto! Che magica atmosfera si respirava nella casa di Giacomino. Immersi tra festosi addobbi lui e la sua famiglia, composta oltre che dai genitori anche da un burbero ma buffo fratello maggiore, si abbandonavano nel canto di tradizionali, ma pur sempre bellissime, canzoncine  natalizie. E così a suon di jingle bells proseguivano tutti i giorni che andavano dall' 8 dicembre fino alla sera della vigilia. Alle 21:00 del 24, però, con gran puntualità si coricavano tutti a letto. Sì perché altrimenti il simpatico omone barbuto vestito di rosso non avrebbe portato alcun dono .
Giacomino, nel suo bel lettuccio, in fremente attesa della mattina successiva si domandava: "Sarò stato abbastanza buono quest'anno? Gli piacerà la mia letterina? ...E i miei disegnini? Chissà come fa a raggiungere tutte le case del mondo in una sola notte senza farsi notare...". E immerso nei
suoi pensieri alla fine si abbandonava in dolci sogni, di quelli che solo un bambino sa fare.

La mattina, in silenzio, prima ancora che la mamma e il papà si svegliassero andava con il fratello maggiore a controllare se aveva ricevuto i regali che desiderava, ed eccoli lì! Ah che gioia provava! E allora con impazienza tornava a letto attendendo il risveglio dei genitori.
Una volta in piedi scartavano i regali tutti assieme e cantavano tutto un repertorio di canzoni natalizie. Poi, subito dopo la messa di Natale, andavano  a salutare prima i nonni paterni e poi quelli materni. Da questi ultimi si consumava il pasto di Natale. Eh i nonni...non ti fanno mai mancare niente. E difatti la tavola era bandita di mille prelibatezze, un pasto da re come si suol dire. Antipasti, primi, secondi e il panettone e poi i doni, tutti adagiati attorno a un immenso presepe ed uno splendido alberello, il nonno di Giacomino che cantava, un po' brillo, "Tu scendi dalle stelle" e infine, per ultimo, ma più importante di qualsiasi altra cosa, tutta la famiglia riunita assieme per festeggiare. Giacomino era al settimo cielo. E così, tra mille risate, si consumava la giornata. Giacomino poteva andare a letto compiaciuto e col sorriso stampato sul viso abbandonarsi al dolce "cullare di Morfeo".
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Era tutto perfetto finché le vacanze non finivano. Giacomino si sentiva troppo grande rispetto agli 

altri. Certo, amava qualsiasi gioco da bambino come macchinine, puzzle e robe varie, ma gli 
sembrava sempre troppo poco. Doveva spiccare sugli altri, doveva dimostrare di essere diverso. Ecco allora che combinava un guaio su l'altro. Una volta si nascose nello sgabuzzino e ci vollero delle ore prima di trovarlo. Si divertiva il monello a guardare gli adulti che impazzivano nel tentativo di cercarlo. Dopo 7 ore venne trovato e allora...beh ebbe ben poco da ridere..
Il sabato all' asilo invece era sempre triste poiché i suoi amichetti non c' erano e non poteva mostrare a nessuno le sue "furbate". Non vedeva l'ora di tornare a casa dove lo accoglieva un bel piattone di spaghetti al ragù e mille altre prelibatezze. Non aveva molti soldi la famiglia di Giacomino, ma i suoi genitori cercavano di non far mancare mai niente a lui e suo fratello maggiore. Era tutto troppo bello. Serate al Luna Park, al molo, dai nonni. Un sogno! Ma i sogni si sa non durano in eterno e da lì a poco quella che a prima vista sembrava una notizia bellissima si rivelò ben presto una grande sciagura...Nulla sarebbe stato più come prima.
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Era un giorno come tanti altri, ma si respirava una certa tensione nell' aria. Giacomino la percepiva molto distintamente, ma non capiva di cosa poteva trattarsi. Sua mamma sembrava impaurita. Dopo un po' di titubanza ella si avvicinò al marito e gli rivelò la grande notizia: aspettava un altro bambino. Il terzo! Suo padre era scuro in volto, non la prese molto bene. Uscì quella sera e tornò molto tardi.

Giacomino era felice di avere un nuovo fratellino e non capiva come mai non lo fosse pure suo papà.
Quest' ultimo appena tornò a casa si rivelò subito diverso agli occhi del piccolo Giacomo sembrava quasi che danzasse con goffaggine, parlava in modo strano, una lingua incomprensibile non tanto perché le parole venivano sbiascicate quanto per la macanza di parole dolci..insomma che fine aveva fatto suo padre? Non poteva essere quell' orco goffo e spaventoso che si trovava d' innanzi.


Quest' uomo, chiunque fosse, si sedette a tavola e con uno scatto improvviso afferrò il piatto pieno di spaghetti alla marinara bollenti e lo lanciò verso la moglie mancandola per un pelo. Quest' ultima, con il volto rigato dalle lacrime, iniziò a chiedergli spiegazioni, ma l' uomo iniziò a sbraitare. Sembrava una bestia indomabile e la sua furia era instancabile. Giacomino e il fratello lo guardavano attoniti e impauriti e si domandavano: "Chi sarà mai quel mostro?!".

La madre li mandò a letto presto per evitare che quell'uomo se la potesse prendere anche con loro. Beh, ma i due non riuscivano a dormire con quel temporale, i tuoni rombavano nelle loro orecchie. Non potevano lasciare la madre in pasto all'orco! Così andarono in loro aiuto e le evitarono appena altre botte. Era quasi impossibile calmare quella bestia selvaggia, ma alla fine ci riuscirono. Quest' ultimo andò a prendere varie scatolette da cui estrasse decine di caramelline bianche. La sua fame sembrava inesauribile ma alla fine il sonno ebbe la meglio sulla famelica belva che cadde in un sonno profondo. Era la quiete dopo la tempesta. Ci vollero ore prima che i tre riuscirono a riprendersi e smettere di tremare e versare lacrime.
Il giorno dopo il mostro non c'era più, al suo posto era tornato il padre del piccolo Giacomo, stranamente disorientato.
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Una sera d'estate il padre chiese a Giacomino se  voleva andare a fare una passeggiata lungo il molo con lui (il fratello di quest'ultimo intanto era andato dai nonni materni). Il piccolo Giacomo era, per sua sfortuna, troppo sveglio per la sua età e intuì subito cosa sarebbe successo, ma accettò ugualmente per vedere come avveniva la trasformazione del papà. Per un attimo sperò davvero di andare al molo. Chiuse  gli occhi per sentire su di sé la dolce brezza estiva. Ecco il mare, lo sentiva, era lì, a pochi passi. Il delicato ondeggiare delle barche sul mare in cui era riflesso il cielo notturno con tutte le stelle e la luna che splendevano come non mai. Ormai era già diventato un tutt'uno con quel luogo."Eccoci! Siamo arrivati" disse il padre. Giacomino riaprì rapidamente gli occhi, ma davanti a se non vide che decine di bottiglie.

 La gente ondeggiava un po' come quelle barche che sperava di vedere, ma non era la stessa cosa. Il candido volto della luna era stato ridotto a un cupo lumino attorno al quale della strana gente rideva senza motivo e sbraitava. Erano tutti rossi in viso.
"Dove sono finito?" si domandava il povero Giacomino. Il piccolo pensò tra sé e sé :"Non voglio far parte di questo branco di mostri!". Ecco che la trasformazione del padre stava avvenendo. Tra patatine e pizzette si scolava una bottiglia dopo l'altra. L'aria si faceva sempre più pesante, si mischiavano tanti odori diversi. Giacomo non poteva più restare lì, si sentiva soffocare, tratteneva a stento le lacrime. Ma non poteva piangere, doveva mostrarsi forte a differenza di quella gente. Penso ancora il piccolo: "E così questi sono gli adulti? Questa è la gente che ci dovrebbe insegnare? E' così che ci danno l'esempio. Beh, io non ci stò!". Dopo un paio d'ore uscirono da quel postaccio. Il padre non riusciva a reggersi in piedi così alcuni suoi "amici" di bevuta lo accompagnarono. Giacomo si vergognava, aveva perso suo padre per sempre. Non avrebbe mai più potuto parlarne a testa alta con gli amichetti. Da lì innanzi sarebbero finiti  baci e abbracci spontanei, le gare di corsa e ciò che il piccolo adorava più di ogni altra cosa: l'essere portato in groppa al papà. Già, egli adorava stare sulle sue spalle e guardare il mondo dall'alto, gli sembrava di poter toccare il cielo con un dito, si sentiva invincibile. E invece ora se avesse potuto si sarebbe sotterrato volentieri, imbarazzato di quello che un tempo era stato il suo eroe.
Tornati a casa la madre di Giacomo iniziò a litigare con il padre. Giacomo aveva paura, non poteva contare neanche sull'aiuto del fratello visto che era dai nonni. Così stava lì, pronto a intervenire. Le urla, i piatti che si rompevano, tutto rimbombava nelle sue orecchie. I due smisero di farsi guerra solo quando il padre andò a prendersi quelle famose caramelle. Quest' episodio continuò a ripetersi per mesi finché giunse il giorno della nascita del fratellino di Giacomo. A quest'ultimo (inizialmente) non piacque molto, quel topastro grinzoso che non smetteva di piangere e dimenarsi, però era ugualmente al settimo cielo. Aveva "perso" un padre, ma acquistato un fratellino.
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Passavano i giorni e il rapporto tra Giacomino e il nuovo arrivato si rafforzava ogni giorno di più e con esso la paura di perderlo. Doveva sempre stargli dietro col timore che gli potesse succedere qualcosa, un pensiero alimentato da continui incubi. A parte questo però si sentiva di nuovo felice. Certo continuavano le urla notturne e le ogni tanto qualche goccia sgorgava dagli occhi del povero Giacomino, ma le risa del fratellino lo mettevano sempre di buon umore e riuscivano a fargli dimenticare presto i brutti pensieri.

Certo tre maschietti da guardare è un bel da farsi, e lo sanno bene non solo la madre, ma anche i nonni. Ovviamente le strilla del nuovo "angioletto" non erano niente rispetto ai guai che giacomino e il fratello maggiore combinavano. Certo, loro si divertivano un mondo, ma per tutti gli altri erano 20 anni in meno di vita!
Una volta al mare Giacomino si intrufolò in un tubo e la nonna, che era di corporatura piuttosto..robusta, non riusciva ovviamente a fare lo stresso per acchiapparlo. Delle ora lì dentro a ridere mentre la nonna si esasperava. E poi? Ah! Aprire le portiere della macchina del nonno mentre questi guidava, oppure fuggire nel parco o all'asilo per ricomparire ore e ore dopo. Quel Giacomino! Che bel tipetto che era..
 Di certo non si può dire che fosse un tipo calmo e mansueto!!
Ecco che venne di nuovo Natale. Questa volta però la famiglia si era allargata. Quel giorno, almeno, la calma tornò e con essa tanta felicità. Ritornavano i canti (e Giacomino adorava cantare!), le speranze, le sorprese, i sorrisi, il tutto decisamente gradito anche se non impacchettato.
Questo probabilmente sarà veramente l'ultimo bel Natale con la 'N' maiuscola) di Giacomino, ma non importa, era tutto troppo perfetto per pensare a cosa sarebbe accaduto in seguito.
Passò qualche mese e finalmente anche per Giacomino iniziò la scuola.
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Ah! LA SCUOLA!! Giacomino aveva invidiato il fratello che già frequentava le elementari. Ora si sentiva tutto eccitato, avrebbe fatto tante nuove amicizie e imparato tante cose nuove.
Eccome se trovò cose nuove. Tra questa l'amore! Beh, amore è un parolone se si parla di bambini. Diciamo una simpatica storiella.
Ovviamente Giacomino non passava mai inosservato e diventò ben presto una specie di mascotte della classe. Sempre così vivace, esuberante e, soprattutto (!), buffo.
Una volta era assieme alla sua fidanzatina, voleva mostrarle di riuscire a spezzare una penna in due con la sua "immane" forza. (Il punto di vista dei bambini, gran bella cosa). Ovviamente ci riuscì, ma la sua faccia sembrava quella di un puffo. Tutto blu! Ovviamente la bimba, che era rimasta affascinata dalla sua forza, si dovette ricredere quando vide le conseguenze di tal malsano gesto. (E' Giacomino.. Giacomino..che danno che sei!).
Presto, però, una nuova bufera si abbatte sul bimbo offuscando quel chiarore a cui tanto si era affezionato. Suo padre ricadde nel suo peggior vizio e ora che si era anche aggiunto un nuovo componente alla famiglia tutto diventò più difficile. 
Ovviamente Giacomino cercava di rasserenare il fratellino e di fargli credere che era era tutta finzione e bisognava riderci su. Non era facile per lui trattenere le lacrime e fingere che tutto andasse bene, ma doveva farlo per il piccolo. Almeno lui doveva salvarsi da quell'incubo.

La scuola diventò ben presto una parentesi da tutto il resto. Certo, non era un grande studioso, ma se qualche presuntuoso iniziava a pavoneggiarsi della sua intelligenza si armava di libro e testardaggine e gli dava una bella lezione con grande piacere.
Ogni ultimo rintocco di campana la magia svaniva e Giacomino doveva tornare alla realtà. Quella cupa delle urla strozzate, degli sguardi inondati, dei respiri mai calmati.
Non era facile andare a scuola come se nulla fosse, ma ce la poteva, anzi, doveva fare! E così con la maschera della serenità sul viso era pronto a portare nuovamente allegria nella sua amata classe.
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Tutta questa situazione si poteva nascondere all'esterno, ma certamente non all'interno di quelle quattro mura.
Pranzo e cena con quel tale barcollante era insostenibile. Così Giacomino perse pian piano il piacere del cibo. Inizialmente creava una muraglia di bottiglie per evitare di guardarlo, ma poi decise addirittura che in quelle ore che le altre famiglie dedicano allo stare tutti assieme se ne sarebbe andato in salotto, davanti al televisore col volume abbastanza alto da non sentire ciò che avveniva nella cucina.
A questo poi si aggiunse una battuta della bimba che al piccolo Giacomo piaceva tanto: "Sei paffutello". Ovviamente lui la prese come un'offesa e iniziò pian piano a mangiare di meno, sempre di meno, tuttavia non rinunciava ancora del tutto ai dolci.
Infatti il giorno della sua comunione una bella fettona di torta la trangugiò con gran piacere! 
Eh..il giorno della comunione..Impresso indelebilmente nella mente del piccolo.
Quel giorno a scuola c'era la recita di fine anno. Giacomo era in trepidazione, sapeva che i suoi genitori quel giorno sarebbero venuti entrambi. Un grande evento insomma dato che alle ultime aveva presenziato solo la madre. 
La recita riguardava Fantasia 2000 e Giacomo faceva una delle numerose scope controllate da Topolino in versione apprendista stregone, con tanto di danza ovviamente. Beh, non un gran ruolo forse, ma lui ce la voleva mettere tutta comunque e dare il meglio di sé. Ecco! Il sipario si apre! Si entra in scena! 



Sulle note de "L'apprenti sorcier" di Dukas inizia la danza prodigiosa. Applausi e note si susseguono l'un l'altro generando quasi un concerto di suoni. Giacomino pensa "tra questo battito di mani ci sarà sicuramente anche quello di mia mamma e di mio padre, ma non ho tempo di cercare i loro sguardi. Devo solo cercare di dare il massimo". Un trionfo!
A recita finita ognuno va ad abbracciare i suoi genitori e così fa anche il piccolo. Strano però, non li trova da nessuna parte. La gente pian piano se ne va, ma di loro neanche l'ombra. Il bimbo trattiene a stento le lacrime e torna in classe. 
Dopo qualche minuto la madre, con respiro affannoso, entra in classe chiedendo se poteva portarmi via per la comunione. Una volta usciti le chiese spiegazioni. Lei disse che era andata dalla parrucchiera e aveva impiegato più del dovuto, ma aveva detto a mio padre di venire almeno lui. A quanto pare, però, aveva preferito starsene a casa, a dormire. Suo papà pensava di rimediare presentandosi in chiesa come se nulla fosse. Giacomino era ovviamente avvilito, ma quello era un giorno comunque speciale e non voleva rovinarselo. In fondo era attorniato da tutti i nonni, uno zio, e la sua famiglia al completo. Una cosa alquanto rara. Alla fine fu una giornata comunque speciale e felice e nonostante una mattinata deludente il resto fu davvero stupendo.
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Giacomino, Giacomino....che bambino esuberante! Forse fin troppo. 
Con i nonni materni era un angioletto, ma con quelli paterni era una vera peste!
Una volta si infilò addirittura in un tubo e ci volle del tempo a convincerlo ad uscire da lì. Per non parlare di quando si nascose per ore ed ore nel parco ridendosela alla grande alle spalle di tutti coloro che si erano messo a cercarlo sotto la pioggia.
E ancora, più volte, si divertiva ad aprire la portiera della macchina dei nonni paterni mentre questa era in moto. Quante cinghiate si prese per questo suo malsano gesto. Tuttavia  continuò per molto tempo a ripetersi finché non comprese la gravità del suo gesto e il rischio che ne conseguiva. Le auto non sono come autoscontri e se ci si scontra non ci si mette a ridere.
Quando iniziò a capirlo? Beh, quando suo padre cominciò a compiere, sempre a causa di quel suo viziaccio, un incidente dopo l'altro.
Tutte le volte che suo padre usciva con le chiavi dell'auto, ogni qual volta il telefono iniziava a squillare,  restavano tutti col fiato sospeso e il cuore iniziava a tamburellare a più non posso. Quante corse in ospedale..quanti ansimi..
Ogni volta Giacomino pensava "Ecco! Ora avrà imparato la lezione..smetterà!!". Macché, niente da fare, ogni volta era un nuovo inizio..
Alla fine però smise di bere. Come? Beh, fu colpito da uno di quei mali improvvisi che solo con fortuna si superano senza conseguenza e a quanto pare lui ne ebbe molta, ma la paura fu ugualmente tantissima. Lui era lì, sul letto, immobile. Non dava segni di vita. Se lo saranno preso gli angeli pensava Giacomino trattenendo a stento le lacrime per non agitare ulteriormente la madre. Poi, insieme alla madre ed al fratello iniziarono a chiamare il padre. "Papà! Papà! Dai svegliati...Papà!" Niente..restava immobile senza respirare. Ad un certo punto alle loro urla disperate si sommò il roboante suono di una sirena. L'ambulanza era arrivata. L'ennesima ambulanza, ma questa volta sembrava l'ultima..Iniziarono a fare strane mosse, a colpirli ripetutamente il petto. Gli misero poi una maschera sulla bocca e lo portarono via con rapidità in ambulanza. Man mano che il suono della sirena diventava sempre più fioco, un gelido e cupo silenzio di agitazione pervase la casa di Giacomino. Non restava che aspettare e pregare..Passarono minuti, poi ore. Suona il telefono..La madre rispose. Un tenue sorriso si dipinse sul suo volto. Anche questa volta si era salvato. Era stato colpito da un ictus dovuto a un mix di sonniferi e alcolici si seppe dopo un po' di tempo. Da quella volta suo padre non toccò più nessun alcolico. Finalmente si poteva sperare in un ritorno alla normalità dopo anni..Già..si poteva sperare, ma così non sarà..Purtroppo gli effetti di questa sua vita sregolata non mancheranno e Giacomino non tarderà ad accorgersene. 
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CONTINUA...

martedì 8 ottobre 2013

Disegno/ Ritratto 7 (cos'è la vita senza un tocco di colore in più ;) )

Disegni eseguiti con pastelli


Aggiunta del pesce al disegno..da cui è scaturita la mancanza di un braccio.. :P (Il pesce ha il suo perché e non potevo non aggiungerlo, malgrado le evidenti conseguenze):





martedì 1 ottobre 2013

Ogni tanto scrivo poesie 1


Voci remote
Come il cielo or si rattrista il cor, 
nell' ora dei vaghi ricordi.
Cade la pioggia sui freschi pensieri
che la vita or mi protende.
Sospira il vento del tempo che fu...

lunedì 30 settembre 2013

Ogni tanto scrivo poesie 6


All'ombra della festa

Sarà la fine della festa,
ciò che giova
ciò che resta
della giovin vita mia.
Poi di colli l' ombra vera 
della saggezza mia sincera.

mercoledì 18 settembre 2013

Ogni tanto scrivo poesie 3

Tintinnio 
Piove sulle orme dei bugiardi,
sulle strade di confino: 
tra realtà ed illusione.

domenica 17 marzo 2013

UFFA! UFFA! UFFA!

Che sia la volta buona questa per poter tornare a sperare? Un papa che fa della povertà il punto di partenza del suo pontificato e un governo che sta forse iniziando a mostrare qualche bagliore di luce.Eppure la gente ormai sfiduciata critica tutto e tutti e la spiritualità molti l'hanno abbandonata da tempo.Sinceramente non condivido questo atteggiamento però è giusto che ognuno la pensi come vuole, ma non che diffonda i suoi pensieri di qua e di là e li affermi come la verità assoluta.Del tipo, non credere, ma bestemmiare apertamente sui social network che senso ha?  Per non parlare delle migliaia di vignette versus papa e politici vari. Alcune sono sicuramente divertenti, ma altre si potrebbero decisamente evitare. Poi non ci si stupisca se gli altri Paesi si fanno una certa opinione di noi italiani..Basta con questi assoluti poi. Adesso che si sono scoperti i preti pedofili si fa di tutta l'erba un fascio. I preti sono diventati tutti pedofili e il papa il loro boss. Ma scherziamo! Non è che se io decido di farmi prete divento automaticamente un pedofilo. Certo molti la ritengono un'ottima copertura, ma essi si possono nascondere dietro qualsiasi tonaca o uniforme. E poi odiare già il papa..cioè, è appena arrivato?! Sono moltissime le cose che non vanno in Italia, ma il nostro atteggiamento critico, prevenuto, dissenziente e alquanto pessimista su tutto non è che sia di grande aiuto. Ogni tanto prendere qualche deviazione di pensiero e non omologarsi a quello altrui per principio non sarebbe cosa sgradita, no davvero!Ho praticamente smesso di seguire i social network proprio perché non ne potevo più. Del tipo: "Hai voglia di deprimerti? Vai su facebook o twitter e fai il pieno! Sbizzarrisci, la scelta non manca!".
La scelta era: mettermi lì e con calma e pazienza perdere il mio prezioso tempo a commentare sciocchezza per sciocchezza o chiudere tutto e mettermi a studiare. Ovviamente ho scelto la seconda. 
C'è bisogno urgente di cambiare atteggiamento, ma di brutta maniera anche.
Prima di saltare a certe conclusioni e di farsi certe idee non sarebbe mala cosa mettere in moto il cervello e sbarrare gli occhi per bene. Poi potete aprire la bocca (o ticchettare le dita sulla tastiera del  computer/ Ipod/ quel che volete in modo ossessivo/ compulsivo).
E infine. Siate meno lamentevoli. Se piove "aiuto mi bagno", se nevica "aiuto c'è freddo e non posso fare niente", se c'è il sole" uffa sono chiuso in casa", se c'è il vento "oh no! Mi vola il cappellino nuovo!".
E ancora.."Il caffè era troppo insipido ora la mi giornata è rovinata", "Oggi ho lavorato troppo. Non ne posso più", "che noia, non so che cosa fare", ecc...Basta!Lamentarsi va bene, ma nei limiti del possibile.

CITAZIONE DEL GIORNO:

"L'uomo sereno procura serenità a sé e agli altri".
-Epicuro (Sentenze e frammenti, IV-III sec. a.e.c.)-


lunedì 11 marzo 2013

"Historia magistra vitae"


Notizia del giorno presa sul sito dell' ANSA
(http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2013/03/10/Corea-Nord-manca-solo-ordine-guerra_8375585.html)

(ANSA) - PYONGYANG, 10 MAR - La Corea del Nord minaccia la guerra atomica nell'imminenza della scadenza dell'ultimatum sullo stop alle manovre militari Usa-Corea del Sud: gruppi militari di prima linea, unità antiaeree e strategiche di missili e armi nucleari sono - scrive il Rodong Sinmun - "nello stadio finale di guerra a tutto campo, in attesa dell'ordine d'attacco".


Non ci siamo..proprio non ci siamo..

"Historia magistra vitae"
La storia è maestra di vita
-Cicerone- (De oratore Lib. II, 9, 36)



venerdì 8 marzo 2013

..E allora?!

Sul sito http://www.ansa.it ho trovato le parole pronunciate, spero attendibili (ma non ne posso affermare la validità assoluta), pronunciate stamattina dal Presidente della Repubblica:

"I problemi urgenti e le questioni di fondo che riguardano l'economia, la società, lo Stato, non possono aspettare, debbono ricevere risposte e dunque richiedono che l'Italia si dia un governo ed esprima uno sforzo serio di coesione", ha detto il presidente Napolitano parlando questa mattina al Quirinale in occasione della celebrazione della Giornata Internazionale della donna. Anche perché, ha aggiunto, tutti i problemi acuiti dalla crisi "si ripercuotono nella vita quotidiana della gente, e per le famiglie più disagiate drammaticamente".

Parole che ovviamente condivido appieno, ma che non so se chi di dovere prenderà in considerazione.
Prosegue però Napolitano con ottimismo:

"Siamo sempre riusciti a superare i più acuti momenti di crisi e rischi di scontro sul piano istituzionale: dobbiamo riuscirci anche questa volta".

..e ancora:

"Sarebbe auspicabile e costituirebbe un segnale positivo per chi guarda all'Italia che le scelte relative, appunto, ai vertici delle istituzioni rappresentative, avvenissero in un clima disteso e collaborativo".

Queste parole coincidono in pieno con il mio pensiero espresso chiaramente nel post un futuro che ci spetta.
Non mi sembra proprio il momento di perdersi in inutili chiacchiere e baruffe!
Ma tanto si sa che: "verba volant"..


giovedì 7 marzo 2013

Artisti della vita

Mah! Oggi potrei parlare dell'attacco alla scienza, ahimè alquanto desolante.
Oppure potrei parlare di quanto i politici siano bravi a mettersi d'accordo (secondo me l'accordo non arriverà mai, lo dico proprio papale papale).
A proposito di papa..lì le certezze ci saranno..mah!
Non importa, oggi non mi va di deprimermi in certi massacranti discorsi. No, per quello ci sono i giornali, la Tv ecc.. ecc..
Oggi proprio non mi va. Ho appena riscoperto che per sorridere basta poco.
Non importa quanto grigio possa essere lo scenario della tua vita. Basta prendere in mano pennelli e pitture e  poi inizia il divertimento. Siamo noi a decidere quali sfumature darle. L'importante è stare ben lontani dal nero e derivati.
Spesso ci si lascia abbandonare come niente dal torrente delle preoccupazioni e dei timori. Se questi convivono ogni giorno con te è ben difficile dire "voglio guardare oltre", ma non se accanto hai le persone giuste, quelle che compensano il silenzio di altre, quelle che crollasse il mondo le avrai vicino. L'importante è trovare qualcuno di così speciale da darti quelle sicurezze che da solo riusciresti a trovare.                             
(A volte si vorrebbe persino ricambiare il favore, ma in alcuni il loro impegno per aiutarti sarà direttamente proporzionale al loro voler evitare certi discorsi personali).



Beh, gli altri argomenti sarebbero stati sicuramente più interessanti, ma che importa. Accendi il televisore e stai tranquillo che questa mia mancanza verrà lautamente ricompensata.


(Immagine presa in prestito da un... amico).

mercoledì 27 febbraio 2013

Non tutto impolvera


Certe persone saranno anche presenti nelle nostre vite, ma come può esserlo un qualsiasi soprammobile incapace di parlare, ascoltare e vedere ciò che sta innanzi a lui, oltre la sua polvere.

A volte sentiamo più vicine persone distanti (fisicamente) anche chilometri e chilometri, o addirittura talmente lontane che non basterebbe una vita per riuscire a raggiungerle. La distanza, allora, diviene, soprattutto nel secondo caso, un fattore secondario ed è piacevole tornare alla ricerca dell'abbraccio di certi sguardi "familiari" e riassaporare il calore di certi tempi remoti quando timori e incertezze lasciavano il passo al suono carezzevole di taluni confortevoli sussurri che ci incitavano a non cedere mai. Tempi e persone che ogni tanto è piacevole rispolverare, molto più di certi soprammobili che sarebbe bene lasciare ad impolverarsi in un qualsiasi negozio d'antiquariato. Momenti che si ricordano volentieri ogni qual volta se ne senta la nostalgia.

domenica 20 gennaio 2013

Un futuro che ci spetta


Che buffo! Per decenni i nostri avi hanno combattuto strenuamente per ottenere "l'unità italiana" e sì, per un certo verso sembrerebbe si sia raggiunta nel 1861, ma nei fatti il nostro Paese attualmente pare radicarsi ancora su una perpetua ed, a quanto pare, ineliminabile scissione di giudizi. Certo, è un bene che ci siano opinioni discordanti, ma queste andrebbero elaborate e amalgamante per poi giungere a delle soluzioni UTILI al BENE del nostro beneamato (che fa rima con logorato, malandato, sciagurato ecc..) stivale tricolore. Se si continua a sbraitare l'uno contro l'altro si fa sì spettacolo e share, ma niente di più. Sì che c'era un tale che diceva "sì è fatta l'Italia facciamo la crisi", ma.. Come?!.. Non era così?!.. Ma pensa te! Allora qualcuno ha capito male...Beh, capita..
Ad ogni modo personalmente ritengo, in quanto giovane italiano con un futuro sempre più oscurato da continue barricate e menzogne, che sarebbe l'ora di agire, certo, con sale in zucca e non con i forconi nelle mani. E' tempo di farci sentire! Siamo stufi di vivere tra cumuli di macerie. Siamo stanchi di essere presi in giro e trattati come burattini nelle mani di "Mangiaf(u)oco". Non importa chi vincerà queste elezioni purché sia fedele per una buona volta a certe promesse. (Certo, la storia ci avrebbe dovuto insegnare a non ripetere certi sbagli, ma ognuno è libero di pensarla come vuole e mettere la X dove lo aggrada..purché con giudizio, che non guasta mai). Ciò che è certo è che le possibilità ormai si sono esaurite. O si vedono progressi o il game-over politico lo creerà la semplice gente comune, quella che fatica ad arrivare alla fine del mese, quella che fa migliaia di sacrifici per vedere i figli sistemati, quella che vorrebbe tornare a sorridere. E allora per una volta venga messa da parte la brama di potere, il desiderio di arrivare primi sul podio, e con un po' di sale in zucca si pensi tutti assieme ad un modo per uscire dalla rovina.


martedì 1 gennaio 2013

Countdown

I maya avevano torto, ma noi li siamo andati incontro a braccia aperte, le abbiamo cercate tutto affinchè tutto finisse entro quel 21 dicembre 2012. Ahimè abbiam fallito, ma non demordiamo! Assolutamente no! Bisogna continuare a farsi la guerra l'un l'altro, ad ucciderci, a rubare, ad imbrogliare, falsificare, sbraitare, mentire ecc.. Un bel mix esplosivo, non c'è che dire! Mi vergogno di far parte di una simile umanità, lo dico col cuore. E pensare che nel mondo c'è chi non ha niente, né cibo, né acqua. Figurarsi l'ipod4! Non ha un letto in cui scaldarsi. Figurarsi una villa! E schiacciato dalla morsa di febbri e malattie rare, magari privato di genitori e fratelli, trova la forza di sorridere. Ma poi siamo noi ad essere sfortunati! Loro sono un caso a sé da non prendere minimamente in considerazione. A noi manca sempre qualcosa o qualcuno. Ci lamentiamo sempre e comunque. Incapaci di lottare preferiamo l'autodistruzione. Intraprendenti fino all'ultimo, complimenti!